
Vi è capitato vi ritrovarvi in mano una vecchia foto della nonna, giovane e bella come non l’avevate mai vista?

Una foto ingiallita, un po’ rovinata,

ma che suscita una grande tenerezza e una languida malinconia, di un tempo che non abbiamo conosciuto,

ma che ci appartiene perché quello scatto ingiallito racconta delle nostre radici.


A voi che avete provato queste forti ed intime emozioni,


a voi dedico questa meravigliosa poesia di Giudo Gozzano.
L'AMICA DI NONNA SPERANZA
I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
che cauti (hanno tolto le federe ai mobili: è giorno di gala).
Ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.
Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;
il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
piú snella da la crinoline emerge la vita di vespa.
Entrambe hanno un scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guancie.
Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.
Han fatto l'esame piú egregio di tutta la classe. Che affanno
passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.
O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.
Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.
O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,
lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!
S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.
Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende piú ancora
di porpora: come un'aurora stigmatizzata di sangue;
si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.
Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,
«... Mah!... Sogni di là da venire. − Il Lago s'è fatto piú denso
di stelle − ... che pensi?... − Non penso... − Ti piacerebbe morire?
«Sí − Pare che il cielo riveli piú stelle nell'acqua e piú lustri.
Inchinati sui balaustri: sognano cosí fra due cieli...
Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.
Quel giorno − malinconia! − vestivi un abito rosa
per farti − novissima cosa! − ritrarre in fotografia...
Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
o sola che − forse − potrei amare, amare d'amore?

E questa è per la mia amica Monica




A presto Rosi